Cambiamento Climatico e Biodiversità come Cardine delle Strategie Aziendali: supportare lo sviluppo di modelli di crescita sostenibili
Francesca Gambarini, giornalista del Corriere della Sera, ha condotto un'intervista volta a esplorare il cambiamento di sensibilità delle aziende nei confronti della sostenibilità e della biodiversità come fondamentali driver di crescita: Giovanni Covazzi, partner BCG, ha delineato un panorama in cui il lessico delle aziende si sta evolvendo, assimilando concetti di sostenibilità e biodiversità.
L'attenzione delle imprese verso la biodiversità è motivata, in primo luogo, dalla materialità degli eventi estremi, che possono impattare significativamente sulla loro bottom line. La tutela della biodiversità diventa un tema di rilevanza non solo teorico ma anche finanziario:
eventi estremi come anche la totale dipendenza da materie prime che si trovano in aree a forte rischio di biodiversità, e di conseguenza esposte a stringenti normative che ne regolano lo sfruttamento, hanno conseguenze rilevanti rispetto agli impatti sul business. (si parla di billions d’impatto, circa un 10/15% di Ebid aziendali potenzialmente a rischio da eventi estremi). Si evidenzia la necessità di considerare, tra i verticali di riferimento, non solo il cambiamento climatico, ma anche altre tematiche quali lo sfruttamento del suolo, delle risorse idriche ect.
Elena Guarnone, direttrice sostenibilità di Edison, ha illustrato come l'azienda abbia non tanto integrato il concetto di capitale naturale nella propria strategia, quanto esso sia intrinseco all’azienda stessa. Attraverso un ambizioso piano di investimenti fino al 2030, Edison mira a decarbonizzare il paese e ad aumentare l'utilizzo di fonti rinnovabili, con l'obiettivo di 5 Gigawatt di rinnovabili al 2030 rispetto agli attuali 2 e di un 90% entro il 2040. (ad es. con strumenti quali pompaggi, batterie, la carbon sequestration applicata ad impianti termoelettrici, il nuovo nucleare se in Italia ci saranno le condizioni per l’inserimento di tale tecnologia).
La trasformazione verso la sostenibilità è supportata da un approccio metodologico che prevede l'Assessment del rischio biodiversità e delle tecnologie aziendali, affiancando agli strumenti classici di misura dell’impatto aziendale (Analisi LCA, valutazione d’incidenza, carbon footprint ect.) una mappatura del rischio della biodiversità (ad es. specie animali e vegetali in via d’estinzione, la tipologia di suolo, ect.) e una mappatura che riguarda la “pressione” delle tecnologie di produzione: un’analisi che permette di farsi un’idea di quali siano le aree più importanti sulle quali intervenire. Il Commitment è la seconda fase dell’approccio volto alla valutazione e al miglioramento della strategia. Infine, la fase si Transform e di Disclose prevedono rispettivamente la capitalizzazione degli investimenti previsti nella fase di Assessment e progetti territoriali di sensibilizzazione e formazione nelle scuole, ma anche trasparenza verso i diversi stakeholder.
È stata sottolineata l'importanza di comunicare alle aziende le opportunità legate all’integrazione nel proprio business di strategie sostenibili, evidenziando la gestione del rischio come punto focale. Esistono le opportunità e vanno sapute cogliere: c’è bisogno di ancora più maturità e consapevolezza rispetto al tema e all’integrazione di strategie che tengano conto della sostenibilità, per l’impatto positivo generato sia sull’ambiente che sul proprio business, attraverso, ad esempio, un aumento dell’efficienza o una riduzione dei costi.
Il dialogo tra imprese, istituzioni e società civile si rivela così cruciale per promuovere una cultura aziendale orientata alla sostenibilità e alla tutela del capitale naturale, elemento fondamentale per la prosperità economica e ambientale a lungo termine.
Strategie aziendali e obiettivi green: le alleanze vincenti per progetti carbon neutrality
A seguire Nicola Saldutti, responsabile redazione Corriere della Sera ha proseguito la discussione sull’importanza dell’inclusione di strategie green e di progetti di carbon neutrality nel contesto industriale attuale, assieme a Claudio Fariba, Chief Strategy and Technology Officer di Snam, principale utility del Gas in Europa.
È stato evidenziato il legame indissolubile tra sostenibilità, strategia e innovazione: la sostenibilità non è più un optional, ma una componente essenziale per la prosperità delle imprese e della società nel suo complesso.
Fariba ha approfondito l'approccio di Snam alla sostenibilità, descrivendo come l'azienda si muova su due livelli distinti: da un lato, come operatore energetico, con un piano di investimenti mirato alla riduzione dell'impatto ambientale e al raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2040; dall'altro, come attore chiave nel promuovere la decarbonizzazione di altri settori industriali e nelle scelte energetiche degli utenti.
L'azienda si impegna anche nel settore dell'efficienza energetica, con l'obiettivo ambizioso di abilitare la riduzione di mezzo milione di tonnellate di emissioni di CO2 di terze parti entro il 2027. Le reti di Snam sono pronte ad accogliere una vasta gamma di fonti energetiche sostenibili, inclusi gas verdi, biometano, idrogeno e cattura della CO2.
Inoltre, l'azienda si impegna attivamente a migliorare la biodiversità nei territori in cui opera, con obiettivi chiari come zero net convertion (lasciare il territorio inalterato in seguito all’opera di conversione da parte dell’azienda) entro il 2024 e il potenziamento della biodiversità entro il 2027.
Verso la direttiva CSRD: la road map per le imprese. Prepararsi al reporting di sostenibilità
Un altro aspetto centrale della convention ha riguardato l’importanza del dato, della misurazione delle tre dimensioni della sostenibilità, elemento necessario per la redazione e la rendicontazione di sostenibilità, tanto discussa nell’ambito della direttiva CSRD. Prima obbligatoria solo per le imprese quotate in borsa, gradualmente verrà estesa a tutto il mercato: dalle 12.000 aziende sottoposte all’obbligo di rendicontazione si passerà a 50.000 imprese in tutta Europa nel giro di pochi anni.
I vantaggi della CSRD riguardano una maggior trasparenza del dato nonché un fattore di comparabilità intrinseca (la direttiva contempla una standard unico per tutte le aziende tra diversi settori) e il coinvolgimento di tematiche che fino a poco tempo non risultavano rilevanti per le aziende. (ad es. valutazione di aspetti che esulano dalla semplice disponibilità della materia prima e dai prezzi).
Nicola Saldutti ha fatto il punto, assieme a Nicoletta Alessi, fondatrice di Good Point, a Elisa Riva, Deputy Regional Head, Southern Europe, Carbonsink/South pole, e a Laura Rocchitelli, amministratrice delegata Rold, rispetto alla necessità e i vantaggi tangibili per le aziende di intraprendere un percorso di rendicontazione degli indicatori di sostenibilità relativi alla propria attività.
Sono emersi diversi punti chiave:
- La cultura del dato è fondamentale ma deve essere accompagnata da una visione strategica;
- La rendicontazione necessita di un’analisi di materialità per capire le fonti maggiori d’impatto, di assessment e di definizione degli obiettivi strategici;
- Le imprese devono anticipare i cambiamenti, investendo in sostenibilità e nella diversificazione delle attività;
- La rendicontazione sostenibile non è solo un obbligo normativo, ma un vantaggio competitivo sul mercato;
- La sostenibilità richiede una rivoluzione culturale all'interno dell'azienda, coinvolgendo tutte le sue componenti.
- La rendicontazione è fondamentale in tutte le sue componenti: dalla sostenibilità ambientale, a quella sociale e di governance
Green tech: i pagamenti digitali come strumento per affrontare le sfide della sostenibilità
A seguire è stato trattato anche il connubio tra sostenibilità e mercato finanziario: tra i relatori di spicco, Saverio Tridico, Consigliere di Amministrazione di NEXI Payments, ha offerto uno sguardo approfondito su come i pagamenti digitali possano contribuire alla lotta contro le emissioni di carbonio:
i dati Ambrosetti e altri studi di matrice europea evidenziando come il contante sia uno dei principali responsabili di emissioni carboniche (dalla produzione al trasporto), con numeri sorprendenti che pongono l'attenzione su un aspetto spesso trascurato: ben 170.000 tonnellate di CO2 vengono prodotte annualmente da pagamenti non ancora digitalizzati, equivalente all'impatto di circa 6,5 milioni di alberi.
Inoltre, ha sottolineato il ruolo cruciale dei data center nell'ecosistema dei pagamenti digitali, indicando che il digitale è il 21% più sostenibile rispetto ai metodi tradizionali, con ulteriori investimenti che potrebbero rendere questa differenza ancora più significativa.
I peggiori contributori sull’ambiente sono appunto i Data Center globali: la sfida del settore è quella di efficientamento e ottimizzazione degli stessi, investendo ad esempio nelle rinnovabili, per ridurre il proprio impatto ambientale e per proteggersi dalla volatilità dei prezzi dell’energia tradizionale:
I data center, spina dorsale dei sistemi cloud, consumano circa l’1% della domanda globale di elettricità, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, contribuendo allo 0,3% delle emissioni globali di CO2.
È stato inoltre sottolineato che, secondo l’Osservatorio del politecnico di Milano, esiste un trasferimento sempre più marcato, di anno in anno, dalla carta fisica a quella digitale: i dati dicono che i consumatori utilizzano molto di più il cellulare per effettuare acquisti nei negozi rispetto alla carta fisica, il che riduce notevolmente l’impatto.
Passando alla prospettiva di Mastercard, Michele Centemero, Country Manager Italy MasterCard, ha enfatizzato l'impegno della società nel sostenere l'imprenditoria femminile e promuovere l'inclusione finanziaria attraverso i pagamenti digitali (sostegno a 27 milioni di donne imprenditrici, eliminando il gender pay gap).
Centemero ha evidenziato come i pagamenti digitali possano rappresentare un nuovo diritto per molte persone, sottolineando l'importanza dell'educazione finanziaria e di sensibilizzare rispetto a tali tematiche per semplificare l’integrazione nel mondo digitale:
“Girl for Tech” è il progetto che MasterCard porta nelle scuole per fare sensibilizzazione ed educazione rispetto all’inclusione finanziaria.
Infine, è emerso un forte impegno verso obiettivi di sostenibilità globale, come quelli delineati dall'ONU, con l'obiettivo di eliminare l'uso di plastica vergine entro il 2028 e promuovere soluzioni inclusive e accessibili per tutti:
ad esempio, il progetto di inclusione per i non vedenti che prevede che le carte abbiano un particolare intaglio che gli permetta di riconoscere la tipologia di carta, nonché la comunicazione dell’importo; il progetto “True Name” permette di scrivere il nome che ognuno vuole e si sente, in un’ottica di inclusione.
Sono state inoltre affrontate le sfide e le opportunità offerte dall'applicazione dell’intelligenza artificiale nel settore finanziario, sottolineando l'importanza di eliminare i bias di genere e promuovere algoritmi etici per un futuro digitale più equo e inclusivo. (obiettivo UNESCO, collaborazione tra MasterCard, Lenovo, Microsoft ect.)
La transizione ecologica nel terziario di mercato:
Il convegno ha messo in luce l'importante ruolo del terziario di mercato nella transizione verso un'economia più verde e etica:
Patrizia Di Dio, Vicepresidente di Confcommercio, e Pierpaolo Masciocchi, Responsabile del Settore Ambiente, Utilities e Sicurezza di Confcommercio, sono stati guidati da Rita Querzè, giornalista del Corriere della Sera, in una discussione stimolante su come le piccole e medie imprese possano diventare anch’esse protagoniste del cambiamento.
Confcommercio, con i suoi 700.000 soci e una vasta gamma di settori rappresentati, si pone l'obiettivo etico di coinvolgere attivamente tutte le imprese, grandi e piccole, nella transizione verso pratiche più sostenibili.
Attraverso il progetto "IMprendi Green", Confcommercio si impegna a valorizzare i comportamenti volontari delle imprese che si distinguono per la loro attenzione all'ambiente, alla società e all'etica.
Per rendere concreti questi intenti, Confcommercio ha introdotto il "Bollino Verde", un riconoscimento riservato alle imprese associate che adottano comportamenti ambientali, sociali ed eticamente virtuosi. Questo progetto si basa su una partnership con l’Università Sant’Anna di Pisa e l’Istituto ENEA, ed è volto ad identificare e valutare i comportamenti delle imprese, garantendo misurabilità degli impatti ambientali e una soglia minima al di sotto della quale non si può ottenere il riconoscimento.
Tra gli esempi dei comportamenti virtuosi da porre in essere ricordiamo, ad esempio, l'acquisto di rompigetto per rubinetti, pratica efficace che secondo l’Università Sant’Anna di Pisa potrebbe ridurre il consumo idrico fino al 30%. (si tratta di un risparmio individuale di 24.000 litri di acqua all’anno, considerando che mediamente ciascun individuo consuma circa 215 litri di acqua al giorno):
tale riduzione non solo comporta un risparmio economico per le imprese, ma ha anche un impatto significativo sulla conservazione delle risorse idriche, con benefici che si estendono a livello globale.
L'obiettivo principale è quello di avviare un cambiamento culturale verso scelte più sostenibili, coinvolgendo attivamente le imprese nella riflessione e nell'azione verso un futuro più verde e responsabile:
854 sono le imprese che fino ad adesso hanno ottenuto un riconoscimento e che hanno posto in essere una serie di comportamenti volontari e virtuosi, misurabili e non marginali in termini di riduzione di Co2.
La Ri-evoluzione ESG nelle Imprese Italiane: Nuovi Pilastri Strategici per la Sostenibilità
Nel panorama delle imprese italiane, la transizione verso una maggiore sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG) sta diventando sempre più centrale.
Paola Pica, Vice Caporedattore della redazione economica del Corriere della Sera, ha condotto una discussione con Lavinia Lenti, Head of Sustainability di SACE, un'azienda pubblica che gioca un ruolo cruciale nello sviluppo e nella transizione ecologica di migliaia di imprese italiane.
Lenti ha sottolineato come, dal suo punto di osservatorio, le imprese italiane, comprese le PMI, stiano progressivamente integrando la transizione ecologica nei loro piani di sviluppo e crescita. Questo processo non solo migliora la competitività delle imprese italiane sul mercato internazionale ma diventa anche un fattore determinante per l'export e l'internazionalizzazione.
Per sostenere questa transizione, SACE offre un supporto articolato su tre leve: conoscenza, relazioni e servizi finanziari. Attraverso piattaforme dedicate, le imprese possono accedere a una vasta gamma di prodotti e servizi progettati appositamente per guidarle nel percorso verso la sostenibilità. Garanzie a supporto degli investimenti green: da dicembre 2020 hanno sostenuto 600 progetti con un totale di 12.000.000.000 di investimenti.
SACE si impegna non solo a sostenere la transizione delle imprese italiane esistenti ma anche ad accompagnare quelle che investono nei settori strategici del futuro, come le energie rinnovabili, le costruzioni sostenibili e le bio-plastiche.
La Ri-evoluzione ESG nelle imprese italiane non solo rappresenta una necessità imperativa ma anche un'opportunità straordinaria per guidare il cambiamento verso un'economia più equa, inclusiva e sostenibile per tutti.
Business e Ambiente: salvaguardare la biodiversità e promuovere lo sviluppo di ecosistemi sostenibili
In conclusione, Paolo Maggi, Amministratore Delegato di Tetra Pak Italia, ha fornito preziosi spunti sulle pratiche sostenibili adottate dall'azienda nel settore degli imballaggi alimentari.
Tetra Pak, azienda svedese presente in 160 paesi, ha posto l'Italia come mercato domestico, investendo attivamente nel territorio italiano da oltre 60 anni. Il suo impegno per l'ambiente è evidente fin dai primi report di sostenibilità, pubblicati oltre 20 anni fa.
Maggi ha illustrato il ruolo di Tetra Pak nella filiera agroalimentare, evidenziando la collaborazione con i principali produttori di bevande e alimenti liquidi in Italia. L'azienda garantisce la progettazione sostenibile non solo degli imballaggi, ma anche dei macchinari utilizzati nel processo produttivo. Questo approccio olistico si estende all'innovazione, con Tetra Pak che fornisce supporto agli agricoltori e agli allevatori per ottimizzare la produzione e ridurre l'impatto ambientale.
Un aspetto fondamentale dell'innovazione di Tetra Pak è rappresentato dalla trasformazione degli imballaggi, che attualmente sono costituiti per il 75% da carta e il restante da una combinazione di polietilene e alluminio. L'obiettivo ambizioso per il 2030 è quello di rendere il 90% degli imballaggi completamente recuperabili, riducendo così ulteriormente l'impatto ambientale, eliminando l’alluminio, e semplificandone raccolta e riciclo.
Inoltre, Maggi ha evidenziato l'importanza delle partnership con enti come il Consorzio Comieco per migliorare la raccolta e il riciclo degli imballaggi: il 75% della raccolta e recupero del contenitore è gestito interamente dal Consorzio, che viene trasformato soprattutto in tissue, mentre il restante circa 20% da altri partners, che lo utilizzano per la produzione di pallets o materiali da costruzione.
Infine, è stato sottolineato il ruolo strategico dell'Italia per la crescita e lo sviluppo del settore degli imballaggi in Europa, riferendosi in particolare alla cosiddetta "Packaging Valley", situata tra Bologna, Modena e Reggio Emilia.
Continua a leggere la terza parte dell'articolo (Sviluppo sostenibile e transizione ecologica: la prospettiva delle imprese italiane)