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Cultura del riciclo

Dentro il futuro del riciclo carta: la visione di UNIRIMA

Francesco Sicilia dialoga con la redazione di Dife su mercato, norme e le sfide che ridisegneranno la filiera nei prossimi anni.

di
Redazione
23 Dicembre 2025

Il Rapporto 2025 di UNIRIMA, intitolato “La produzione di Materia Prima – End of Waste dalla raccolta differenziata di carta e cartone”, offre una fotografia aggiornata e approfondita del settore italiano del riciclo della carta da macero, confermando la rilevanza di tale pilastro fondamentale nell’economia circolare nazionale. L’Italia può infatti contare su un assetto impiantistico capillare e una capacità produttiva stabile, che posizionano il nostro paese tra i leader europei nel comparto.

Nata dalla fusione di Unionmaceri e Federmacero, UNIRIMA rappresenta e tutela le imprese attive nella raccolta, nel recupero, nel riciclo e nella commercializzazione della carta da macero e di altri materiali. L’ottava edizione del Rapporto, presentata a Roma il 21 ottobre scorso, conferma la leadership italiana nella produzione di carta da macero. Infatti, con 6,8 milioni di tonnellate nel 2024, l’Italia è seconda in Europa dopo la Germania, davanti a Spagna e Francia. Il tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici, nel 2024, ha raggiunto il 92,52%, superando ampiamente i target europei fissati al 75% per il 2025 e all’85% per il 2030.

Accanto a questi risultati industriali, però, il report evidenzia le tensioni che attraversano oggi il mercato. Le dinamiche internazionali influenzano fortemente la competitività degli impianti italiani: i flussi di export e import, con l’India primo partner commerciale (28% del totale esportazioni nel primo semestre 2025), sottolineano quanto il settore sia esposto alle oscillazioni del commercio globale. In questo contesto, stabilità normativa e fluidità dei flussi transfrontalieri diventano temi centrali.

Dal Rapporto emerge così un settore dinamico e resiliente, solido perno dell’economia circolare italiana, capace di aprirsi a nuovi mercati. Ma le sfide non mancano in quanto a livello internazionale, complessi scenari economici e conflitti geopolitici impattano sull’attività delle imprese. A livello nazionale, invece, le cosiddette “barriere non tecnologiche”, in primis burocrazia, complessità normativa e mancata piena applicazione del principio di concorrenza, mettono a dura prova l’operatività delle aziende.

Proprio il peso crescente della burocrazia è uno degli aspetti più delicati evidenziati da UNIRIMA. Gli adempimenti ambientali, amministrativi e fiscali sottraggono tempo, energie e risorse, rallentando processi che richiederebbero invece maggiore agilità per sostenere investimenti e innovazione. È un messaggio trasversale che attraversa tutto il report: il sistema funziona, ma opera in un ambiente sempre più complesso e concorrenziale.

In questo scenario, la voce di UNIRIMA diventa cruciale. Proprio per questo motivo abbiamo voluto intervistare Francesco Sicilia, direttore generale dell’associazione e osservatore privilegiato di tutto ciò che accade nella filiera del riciclo della carta.

Ci può raccontare quali azioni concrete e misurabili UNIRIMA intende attivare nei prossimi 12–24 mesi per tradurre le proposte in impatto reale per il settore?

Tante sono le questioni e le tematiche affrontate quotidianamente in difesa del settore, con la tutela del mercato e della concorrenza che restano le sfide principali per difendere il comparto industriale delle imprese private che recuperano materie prime dai rifiuti. Per raggiungere la piena realizzazione del modello di economia circolare e sbloccare tutto il potenziale del settore occorre infatti garantire la piena applicazione del principio di concorrenza, obiettivo sul quale continueremo a concentrarci nel prossimo futuro come fatto sinora.

C’è poi la necessità di ridurre il peso della burocrazia che attanaglia sempre di più le imprese riducendo la loro competitività, semplificando le norme. Per accelerare gli adempimenti connessi alle lunghe procedure di modifica delle autorizzazioni degli impianti di recupero, stiamo portando avanti una proposta di modifica al D. lgs. 152/06 per ridurre sensibilmente tale iter. Questa proposta, oggetto di un emendamento presentato al DDL Semplificazione Attività Economiche, continuerà ad essere in cima alla lista delle priorità nei mesi a venire.

Altre questioni alle quali continueremo a dedicare la massima attenzione saranno quelle legate alle tematiche concernenti i regimi di responsabilità estesa del produttore nella gestione dei rifiuti del settore tessile e la ricerca di soluzioni concrete alla situazione di crisi che riguarda il settore del riciclo della plastica.

DDL Concorrenza: Quali leve di enforcement e monitoraggio ritiene indispensabili affinché il DDL non resti solo formale, ma favorisca davvero l’ingresso di nuovi operatori e limiti i rischi di monopoli locali? Quali effetti collaterali teme e di conseguenza come possiamo prevenirli operativamente?

UNIRIMA ha accolto con soddisfazione l'emanazione da parte del Governo, il 4 giugno scorso, del Disegno di legge annuale per il Mercato e la Concorrenza, provvedimento che, nel recepire molte delle richieste da noi avanzate, sembra finalmente segnare una significativa discontinuità rispetto al passato in materia di gestione dei servizi pubblici locali.

Vengono infatti introdotti elementi di riforma che chiedevamo da tempo e che procedono in direzione di una maggiore concorrenza a garanzia di un rafforzamento dell'efficienza.

Tra questi, maggiori controlli finalizzati alla trasparenza in fase di affidamento, l’obbligo per i Comuni di adottare un atto di indirizzo nei confronti del gestore del servizio, imponendo l’attuazione di misure correttive finalizzate al ripristino e al miglioramento della qualità, all’efficientamento dei costi e al risanamento di eventuali perdite, l’introduzione di sanzioni in caso di mancata ottemperanza alle disposizioni.

Si aspetta ora l’approvazione definitiva (prevista entro metà dicembre) e la successiva pubblicazione del DDL Concorrenza, attesa per la fine dell’anno.

La revisione della TARI continua a generare incertezza per le imprese interessate. Qual è la posizione di UNIRIMA su un modello tariffario più coerente con i principi dell’economia circolare e meno penalizzante per gli operatori del recupero?

Dal 1° gennaio 2021 il quadro normativo in materia ambientale ha subito un cambiamento significativo, con l’entrata in vigore delle modifiche apportate al Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 dal Decreto Legislativo 116/2020. La riforma ha inciso anche sulla disciplina della tassa sui rifiuti (TARI).

Oltre alla detassazione per le utenze non domestiche che producono rifiuti  simili ai rifiuti domestici, avviati al recupero avvalendosi di un’impresa privata e pertanto, escluse dal pagamento della parte variabile rapportata alla quantità dei rifiuti conferiti, l’altra novità è quella che coinvolge imprese industriali, con l’esclusione integrale dall’applicazione della TARI sui luoghi dove si svolgono le lavorazioni, compresi i magazzini di materie prime, di semilavorati e di prodotti finiti. Ciò proprio in virtù del fatto che in tali ambiti si producono soltanto rifiuti speciali il cui smaltimento grava, ex lege, in modo diretto sul produttore.

Nonostante la chiarezza con cui il legislatore ha introdotto queste novità, sin da subito, non sono mancate difficoltà interpretative e applicative, così da portare in alcuni soggetti ad una lettura diversa. Posizioni che, oltre a porsi in aperto contrasto con il dettato normativo, contraddicono anche l’orientamento espresso sia dalle circolari del Ministero dell’Ambiente che da risoluzioni del Ministero dell’economia e delle finanze.

In particolare, per le superfici interessate dalla lavorazione industriale, così come per i magazzini di materie prime, semilavorati, merci e prodotti finiti UNIRIMA ha già sostenuto, in diverse occasioni, la necessità di introdurre un’interpretazione autentica del comma 649 dell’art. 1 della L.147/2013 al fine di chiarire che debbano essere escluse in maniera assoluta dall’applicazione della TARI, senza differenziazione alcuna tra la quota fissa e quella variabile.

Costi sulla burocrazia: può evidenziare cosa è emerso dall’indagine del centro studi di UNIRIMA rispetto all’impatto economico ed operativo degli adempimenti burocratici per le imprese del settore?

Le barriere non tecnologiche, e in particolare gli adempimenti di natura amministrativa, sono una delle sfide attuali più impegnative per le imprese italiane del recupero di materia dai rifiuti.

Malgrado il tema sia oggetto di importanti battaglie portate avanti da UNIRIMA, la burocrazia continua ad essere uno degli inaccessibili scogli principali per le imprese del comparto. Procedure, autorizzazioni, adempimenti fiscali, lentezza delle autorizzazioni e incertezza normativa rappresentano un costo che grava sulla competitività, sull’innovazione e sugli investimenti.

Un problema atavico, dunque, ma di stretta attualità. Per questo e anche per avere contezza degli impatti degli adempimenti burocratici sulla operatività delle imprese, è stata condotta un’indagine dal Centro studi UNIRIMA. L’esito ha confermato non solo che la burocrazia rappresenta un costo significativo per le imprese, ma anche che tale costo non accenna a diminuire. Oltre il 90% delle imprese censite ha infatti confermato come nel triennio 2022-2024 l’onere burocratico sia aumentato, attestandosi il 46% del campione, “moderato” per il 47,8%. Per il 45,7% delle imprese del campione, una quota tra il 5 e il 10% del fatturato annuo è destinata agli adempimenti burocratici, mentre per circa il 22% questo dato supera il 15%.

Davanti a un quadro simile, avvalorato dalle osservazioni lasciate dalle imprese a latere dell’indagine, non possiamo far altro che confermare l’importanza e la centralità di tutte le misure tese a favorire la semplificazione e lo snellimento delle procedure stesse. Misure che continueremo, in ogni caso, a sostenere con forza, ponendole al centro della nostra attività, non solo, in ambito nazionale ma anche a livello europeo, dove tra le altre iniziative abbiamo recentemente contribuito, insieme a Recycling Europe (la Confederazione Europea delle industrie del riciclo cui UNIRIMA aderisce), ad un Position Paper in tema semplificazione trasmesso alla Commissione Europea.

Può commentare l’attuale crisi del settore riciclo meccanico della plastica?

Il perdurare della crisi che sta investendo il settore del riciclo della plastica e i ritardi nel ritiro degli imballaggi in plastica pressati dagli impianti trasformati in Centri Comprensoriali  determinano una situazione insostenibile che sta coinvolgendo anche tante delle nostre imprese associate, ormai prossime al raggiungimento dei limiti di stoccaggio autorizzati e di quelli imposti dai certificati di prevenzione incendi.

Già in passato avevamo segnalato criticità al Consorzio e più volte posto al centro del dibattito il ruolo fondamentale dei Centri Comprensoriali (circa 250, distribuiti capillarmente su tutto il territorio nazionale), primo anello della filiera impiantistica del settore riciclo plastica. Tutto ciò al fine di valorizzarli anche attraverso un adeguato riconoscimento sotto il punto di vista tecnico-qualitativo. Tali impianti, che non svolgono in molti casi solo la mera pressatura, ma si occupano spesso della selezione degli imballaggi in plastica per portarli a specifica qualitativa come prevista dall’Allegato Tecnico Anci-Corepla, di fatto fungono da polmone per il settore del riciclo della plastica.

La situazione attuale è particolarmente preoccupante: in mancanza di soluzioni immediate il conferimento delle raccolte differenziate comunali rischia infatti di bloccarsi, determinando un effetto domino sull'intero comparto. Per questo ci siamo tempestivamente attivati su più fronti nelle scorse settimane, ai Ministeri coinvolti la nostra piena disponibilità a contribuire, con tutte le parti interessate, all’individuazione di soluzioni concrete e rapide, nel breve e nel lungo termine.

L'autore

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