Sponsorizzato da
Sponsorizzato da
logo Dife Spa
Cultura del riciclo

La crisi del settore plastica: cosa sta succedendo in Europa?

Crisi del riciclo plastica in Italia ed Europa: impianti al collasso, accumulo dei rifiuti e richieste urgenti di intervento per salvare l’intera filiera

di
Carla Tuoni
28 Novembre 2025

Il settore del riciclo della plastica sta attraversando un grave momento di crisi. A denunciare la situazione è l’Associazione nazionale riciclatori e rigeneratori di materie plastiche, Assorimap, che rappresenta il 90% del settore.

L’11 novembre Walter Regis, presidente di Assorimap ha annunciato una misura estrema: "Viste le mancate misure urgenti per salvare il comparto, l’industria privata del riciclo, dopo anni di sopravvivenza, si arrende: da oggi fermiamo gli impianti. Lo facciamo con senso di responsabilità, consapevoli delle ripercussioni sull’intero Paese, ma continuare a produrre con perdite insostenibili, è ormai impossibile: siamo di fronte a un’emergenza nazionale che non possiamo affrontare da soli”.

Facciamo chiarezza: cosa sta succedendo nel settore plastica?

L’industria del riciclo della plastica rischia di fermarsi non solo in Italia ma in tutta Europa, causando gravi problematiche e complessità non solo dal punto di vista ambientale ma anche sociale.

All’origine della crisi, vi sono: l’aumento dei costi dell’energia elettrica in Europa, la fluttuazione del prezzo del petrolio e la progressiva riduzione dei prezzi di vendita dei materiali riciclati extra UE.

In Europa, da un lato la plastica vergine e dall’altro i materiali riciclati acquistati a prezzi molto competitivi dai paesi extra-UE, generano una concorrenza insostenibile per le aziende del settore di riciclo plastiche che stanno iniziando a chiudere i propri impianti di stoccaggio e recupero.

I dati dimostrano la crisi del settore, infatti, tra gennaio e luglio 2025 l’organizzazione Plastics Recyclers Europe, che rappresenta i riciclatori di plastica europei, ha registrato una perdita di capacità produttiva pari a quella relativa all’intero 2024. Ma non solo: secondo i dati di Plastics Recyclers Europe il fatturato del settore riciclo plastica da circa 9,1 miliardi di euro nel 2023 è sceso a 8,6 miliardi di euro nel 2024, con un calo del 5,5%. Le previsioni per fine 2025 indicano “zero crescita netta” per le aziende produttrici.

Nel 2021, in Italia, il settore che generava circa 150 milioni di euro di utili nel 2024 ha registrato un calo dell’87%, arrivando a un fatturato di soli 7 milioni di euro.

Quali conseguenze provoca la crisi della filiera del riciclo plastica?

La plastica riciclata e invenduta (a causa della mancanza di domanda) continua ad accumularsi negli impianti delle aziende produttrici, che raggiunti i limiti di stoccaggio, sono costrette a sospendere il ritiro di materiale plastico e in alcuni casi a bloccare la propria attività.

Dal 2023, in Europa si sono registrate chiusure per circa 40 impianti di riciclaggio, con Regno Unito e Paesi Bassi in testa ma dal 2025, anche in Italia si sono verificati casi di questo tipo sia in Sardegna, dove alcuni comuni hanno dovuto sospendere, almeno in via temporanea, la raccolta della plastica proveniente da raccolta differenziata, sia in Sicilia, dove molti degli impianti di stoccaggio sono stati chiusi.

La plastica che non viene più accettata dagli impianti di riciclo provoca gravi problemi di gestione a livello industriale ma anche difficoltà sul piano igienico-sanitario per i cittadini, ai quali non viene più ritirato il materiale di scarto della raccolta differenziata. In particolare, l’associazione dei sindaci della Regione Sicilia ha denunciato rischi legati a incendi ed esplosioni che potrebbero scaturire dalla mancata raccolta dei rifiuti urbani.

Quali soluzioni sono state avanzate per affrontare e superare la crisi del settore plastica?

L’associazione Assorimap ha proposto al MASE - Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – una serie di misure di efficientamento e ottimizzazione per la gestione del materiale plastico riciclato, ovvero:

  • Anticipare al 2027 l’obbligo di introduzione di un contenuto minimo di plastica riciclata all’interno degli imballaggi, senza dover attendere il 2030, anno fissato da regolamento europeo sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio. Questo significa richiedere alle aziende che producono imballaggi di inserire una quota minima di plastica riciclata nei loro prodotti, per far sì che la domanda di materiale riciclato aumenti.
  • Sostenere le aziende che producono plastica riciclata come “materia prima seconda” (MPS), dando la possibilità di ottenere crediti di carbonio come avviene in altri settori. In questo modo, verrebbe riconosciuto il beneficio ambientale del riciclo, riducendo i costi per le aziende produttrici.
  • Estendere al settore del riciclo plastica l’opportunità di ottenere i “certificati bianchi”, riconoscimenti per le imprese che promuovono l’efficientamento energetico nei propri impianti. Questo aiuterebbe a compensare il caro energia, registrato negli ultimi anni.
  • Verificare attraverso controlli e normative più rigide il materiale riciclato, importato dai paesi extra-UE, in modo da assicurarsi che sia rispettato il regolamento europeo, per limitare la concorrenza sleale sui prodotti a basso costo.
  • Stabilire sanzioni più severe e stringenti per le aziende che non rispettano le normative vigenti, immettendo sul mercato materiali fuori standard o non tracciabili, con l’obiettivo sia di garantire una concorrenza corretta sul piano economico, sia di preservare la sicurezza e la tutela ambientale.

Quali provvedimenti sono stati adottati?

Nel settembre 2025, le principali associazioni europee del riciclo delle materie plastiche – tra cui Assorimap – hanno rivolto un appello urgente alla Commissione Europea chiedendo interventi immediati a sostegno dell’intera filiera.

Le organizzazioni hanno segnalato una situazione ormai critica, avvertendo che senza misure rapide il settore potrebbe trovarsi costretto a fermare la propria attività.

Solo in Italia, il blocco della raccolta dei rifiuti verificatosi in Sardegna e in Sicilia rischia infatti di estendersi a macchia d’olio nel resto del Paese, con pesanti conseguenze anche sul piano sociale ed economico, considerando che “la filiera comprende oltre 350 imprese, occupa più di 10mila lavoratori e possiede una capacità di riciclo installata pari a 1 milione e 800mila tonnellate” (fonte: Assorimap).

Come spiega l’amministratore delegato di Ecoambiente, Alberto Petergnani “Il problema è generalizzato e non riguarda solo l’Italia ma tutta Europa: se gli impianti dove conferiamo non riescono a rivendere la plastica e questa continua ad accumularsi, il problema si porrà per tutti. La speranza è che si trovino soluzioni in tempi rapidi perché i segnali sono preoccupanti”.

Per far fronte alle segnalazioni del settore e alle richieste avanzate dalle Associazioni di rappresentanza delle aziende produttrici di plastica riciclata, il Ministero dell’Ambiente ha convocato un tavolo di emergenza, svoltosi il 25 novembre.

Rimaniamo in attesa di conoscere le decisioni e gli esiti ufficiali maturati durante la riunione straordinaria.

Conclusioni

Ci auspichiamo che il Governo italiano e la Commissione Europea prendano in carico la situazione, valutando le soluzioni proposte e adottando politiche di intervento per avviare nel breve termine un piano di miglioramento, evitando il tracollo del settore riciclo plastica che andrebbe a riflettersi più in generale nel settore rifiuti.

L'autore

Iscriviti alla nostra newsletter

Resta aggiornato sulle ultime novità dal mondo Dife

Thank you! Your submission has been received!
Oops! Something went wrong while submitting the form.