La carta che viene recuperata non è ovviamente tutta uguale. Alcune tipologie di prodotti cartari sono facilmente riciclabili, altre necessitano di lavorazioni particolari per permettere un corretto recupero della cellulosa.
È il caso ad esempio delle etichette che, presentando una parte siliconata, non sempre vengono raccolte e in molti casi finiscono in discarica. Abbiamo intervistato Marco Silvestri, Amministratore Delegato di LCI – Lavorazione Carta Riciclata Italiana – un’azienda di Treviso specializzata nella raccolta e riciclo dei maceri, che ha messo a punto un sistema proprio per recuperare i supporti post dispensazione delle etichette che vengono applicate su bottiglie e flaconi.
Come nasce LCI e quali sono i suoi elementi distintivi?
LCI nasce nel 2007 da una joint venture tra un Gruppo cartario finlandese, la UPM - Kymmene Oyj, e la Rowe GmbH, una delle più grandi aziende tedesche impiegate nel riciclo della raccolta di carta e dei maceri, con l’obiettivo di valorizzare la raccolta differenziata sia per riutilizzare i maceri nelle cartiere di proprietà sia per la vendita sui mercati internazionali del materiale in eccesso. Dal 2007 a oggi la situazione è cambiata perché è mutato il mercato: oggi le cartiere di UPM rappresentano solamente il 10% della destinazione dei materiali raccolti da LCI, mentre il 90% va a clienti esterni. Attualmente LCI raccoglie in Italia 610.000 tonnellate all’anno di maceri, mentre 90.000 tonnellate sono raccolte in Spagna, con la seconda società aperta LCI in Europa negli anni scorsi. Nel 2022 è stata poi aperta anche una filiale in UK.
Il Gruppo ha messo a punto un sistema per recuperare le etichette delle bottiglie, ce lo può illustrare?
Nel 2011 UPM Raflatac ha sviluppato il progetto “Rafcycle”, cioè l’economia circolare del supporto dell’etichetta: la cartiera UPM produce carta per etichette, l’etichettificio vende le etichette alla cantina che produce il vino che etichetta le bottiglie. Nella fase di etichettatura rimane come scarto il supporto cellulosico contenente silicone. Fino all’avvio del progetto “Rafcycle” questo scarto andava in discarica, mentre oggi viene interamente recuperato e le fibre di cellulosa sono riutilizzate. Il processo per recuperare questi scarti è analogo alla disinchiostrazione che viene fatta per eliminare gli inchiostri da stampa: in una sorta di “lavatrice” vengono separate le fibre di cellulosa dal silicone e dagli inchiostri. In questo modo è possibile riutilizzare la cellulosa per realizzare altre etichette o altra carta. Ad ottobre nascerà una seconda filiera di raccolta con il nome "Resily" che andrà ad affiancare il progetto Rafcycle .
In Europa si stanno attrezzando più cartiere per usare questo prodotto per, una volta tolta la patina sottile di siliconata, realizzare un prodotto cellulosico di alto valore.
Prima ci ha parlato di grandi quantità di maceri raccolti, su quali mercati sono indirizzati?
Come anticipato, LCI è una delle prime tre realtà in Italia a raccogliere i maceri – cartone e oltre 40 tipologie di carta diverse – al di fuori dal sistema Comieco, per la maggior parte destinata all’esportazione. Complessivamente in Italia si raccolgono circa 6,5/7 milioni di tonnellate di carta da recuperare, di cui solamente 2 milioni destinati al mercato interno. LCI vende sul mercato interno circa il 12% di quello che raccoglie, mentre il 30% viene esportato in Europa e il restante in Asia.
Come vede lo sviluppo del mercato del riciclo nei prossimi anni?
Si è invertita una tendenza: fino al 2020 prevaleva l’esportazione in Asia, oggi l’Europa sta gradualmente aumentando l’utilizzo dei maceri e, ritengo, esporteremo sempre più nel nostro continente. In Germania, ad esempio, già oggi c’è un deficit di materiale di circa 5 milioni di tonnellate che si alzerà a 9 milioni nel 2024.Sul mercato italiano ci sono delle produzioni in crescita, con una buona potenzialità, anche se l’aumento dei costi dell’energia sta frenando il settore e mette in svantaggio il sistema nei confronti degli altri Paesi europei.
Quali sono i vostri obiettivi futuri?
Il prossimo obiettivo è far crescere la nostra filiale in UK perché è tra i paesi più interessanti per esportare in estremo oriente. In questo modo saremo in grado di supplire alla mancata esportazione dall’Italia verso l’Asia. In un futuro ancora più lontano stiamo pensando agli Stati Uniti.