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Storie di sostenibilità

Tessuti sostenibili: il primo stadio della filiera del recupero

In questa intervista Massimo Coveri di “Garnettatura Futura” ci spiega come funziona il recupero ed il riciclo dei materiali tessili che vengono ritirati e conferiti da aziende come Dife SpA.

di
Redazione
18 gennaio 2023

La filosofia del recupero e del riciclo dei materiali è alla base dell’economia circolare e per Dife è al centro delle proprie attività. In questo ambito, abbiamo intervistato Massimo Coveri di “Garnettatura Futura”, azienda impegnata nel recupero dei materiali tessili che vengono ritirati e conferiti da aziende come Dife SpA. Garnettatura e Dife insieme rappresentano una componente importante della filiera del recupero dei materiali tessili.

Quali sono le attività centrali di Garnettatura Futura?

I materiali conferiti vengono selezionati in base alla loro destinazione e trattati in modo da essere riutilizzati in diverse filiere produttive. Le nostre lavorazioni servono perciò a preparare il materiale con caratteristiche specifiche, necessarie per confezionare nuovi prodotti.

La materia prima seconda tessile che esce dalla nostra produzione può essere utilizzata, opportunamente lavorata, in diverse filiere industriali: nel settore delle strade, dove il geotessile che viene steso nel sedime stradale è fatto con fibre tessili rigenerate; in quello degli elettrodomestici, dove viene utilizzato come coibentante; in quello dell’auto, in cui costituisce parte del materiale insonorizzante; nel calzaturiero, dove rappresenta la componente principale dei feltri all’interno delle solette delle scarpe; nel comparto edile, nel quale il nostro materiale è competitivo per l’insonorizzazione dei muri oppure per la realizzazione del tessuto non tessuto utilizzato nella fase di stuccatura dei muri prima dell’imbiancatura. Le applicazioni sono molte e diverse, e i tessuti rigenerati ben si adattano a una molteplicità di usi.

Come è nata la vostra realtà?

Siamo nati negli anni ’70 con il recupero della lana lavorata nel distretto produttivo di Prato. Noi siamo il primo stadio di lavorazione del tessuto: in quegli anni, e fino a tutti gli anni ’80, dai ritagli delle confezioni si selezionava il tessuto per tipo di materiale –anche prestigioso come lana o cashmere – che veniva rilavorato dopo esser stato diviso per colore e tipologia. Si partiva dalla sfilacciatura – il nostro lavoro – per poi passare alla filatura e infine alla tessitura, producendo un nuovo tessuto pronto a essere confezionato in nuovi capi di abbigliamento.

Oggi il mercato è cambiato e ci siamo evoluti per potere lavorare anche in settori diversi da quello dei lanifici. Le richieste sono diverse e, oltre a rifornirci di materiale dal nostro distretto, stiamo importando tessuti da tutto il mondo, in particolare dall’America, dall’Honduras, dalla Francia e dalla Spagna, per soddisfare le esigenze delle diverse filiere produttive.

Il nostro scopo è recuperare sia prodotti nobili che meno nobili, e trovare una destinazione per il loro riuso, evitando di consumare nuova materia prima. La nostra materia prima seconda è un’ottima alternativa.

Quali sono le prospettive della vostra attività e per fare crescere il recupero di materiale nel settore tessile?

Possiamo dire che oggi si può recuperare quasi tutto, anche se, e questa è una grande differenza rispetto al passato, bisogna partire da tessuti facilmente recuperabili. Mi spiego, quando si lavorava per i lanifici era molto semplice: gli indumenti di lana venivano sfoderati, puliti, liberati da altri materiali (bottoni, etc.), passavano alla sfilacciatura in acqua e tornavano a essere lana da filare. Oggi negli abiti si trovano molti materiali di origine plastica incollati all’interno dei capi e recuperare i tessuti è più difficile. Per il futuro mi aspetto la progettazione e la realizzazione di capi di abbigliamento che tengano conto del fine vita degli indumenti, in maniera da poterli recuperare più facilmente. Oggi purtroppo questa tipologia di materiale finisce allo smaltimento e non viene recuperata.

Fortunatamente stiamo assistendo a un cambio di rotta: anche le grandi firme della moda stanno inserendo nei loro capi fibre rigenerate, proprio perché il mercato richiede maggiore attenzione all’ambiente, e questo permette al nostro lavoro di crescere.

L’obiettivo per il futuro è riuscire a recuperare sempre di più. Bisogna pensare ad esempio che gli avanzi di un telaio sono nuova materia prima seconda subito utilizzabile, non c’è bisogno di separarla, basta raccoglierla, lavarla, pressarla e rifilarla.

E noi ci crediamo, tanto che nel 2022 abbiamo avviato una seconda linea di produzione per recuperare sempre più materiale necessario alle diverse filiere produttive, in linea con gli obiettivi normativi di riduzione dei conferimenti in discarica.

L'autore

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