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Sottoprodotti di origine animale: guida semplificata alla classificazione e gestione

Una guida chiara e aggiornata per comprendere cosa sono i sottoprodotti di origine animale (SOA), come classificarli secondo il Regolamento (CE) 1069/2009 e quali sono le regole per gestirli in modo sicuro, sostenibile e conforme alla normativa.

di
Redazione
August 7, 2025

Nel settore industriale e agroalimentare, la distinzione corretta tra rifiuti e sottoprodotti è essenziale per evitare errori normativi e ottimizzare i processi produttivi. Ancora più delicata è la gestione dei sottoprodotti di origine animale (SOA), regolati da norme comunitarie che mirano a garantire sicurezza ambientale e sanitaria.

Requisiti per la qualifica di sottoprodotto

Un materiale può essere considerato sottoprodotto (e non rifiuto) solo se soddisfa tutte e quattro le condizioni previste dall’art. 184-bis del D.Lgs. 152/2006:

  1. Origine da processo produttivo Deve derivare da un processo produttivo senza esserne l’obiettivo principale; si tratta quindi di un residuo naturale, non intenzionale.
  2. Utilizzo certo È già noto e documentato che il materiale verrà effettivamente riutilizzato direttamente oppure in un altro ciclo produttivo, dal produttore stesso o da terzi.
  3. Utilizzo diretto Può essere impiegato senza sottoporsi a operazioni di recupero o smaltimento diverse dalla normale pratica industriale.
  4. Uso legale e sicuro L’impiego previsto deve rispettare la normativa di prodotto, ambientale e sanitaria, senza comportare rischi per l’ambiente o la salute umana.

Il DM 264/2016, che integra la norma, specifica quali elementi documentali è necessario possedere per dimostrare il rispetto di tali condizioni: scheda tecnica del materiale, descrizione delle sue modalità di impiego, contratti o accordi con l’utilizzatore finale sono fondamentali per comprovare l’esistenza di un effettivo riutilizzo. L’iscrizione in elenchi regionali o nazionali è facoltativa e non costituisce, di per sé, prova della qualifica di sottoprodotto.

In questo articolo facciamo con un focus sui sottoprodotti di origine animale, e su come gestirli nel rispetto della normativa.

Sottoprodotti di Origine Animale (SOA): una risorsa da gestire con competenza

Nel panorama della gestione ambientale, i Sottoprodotti di Origine Animale (SOA) rappresentano una realtà complessa. Parliamo di materiali derivati da animali che, pur non essendo destinati al consumo umano, possono essere trasformati e valorizzati in diversi settori, a patto che vengano gestiti nel rispetto delle normative europee.

In un contesto di Economia Circolare, i SOA non sono rifiuti da smaltire, ma risorse da reimmettere nel ciclo produttivo: nella cosmesi, nella produzione di energia, nei fertilizzanti, nei mangimi per animali da compagnia e molto altro. Per questo è fondamentale sapere cosa sono, come classificarli e come trattarli.

Una classificazione chiara: il Regolamento (CE) n. 1069/2009

La normativa di riferimento per la gestione dei SOA è il Regolamento (CE) n. 1069/2009, che li suddivide in tre categorie in base al livello di rischio:

  • Categoria 1 – ad alto rischioComprende materiali potenzialmente pericolosi per la salute pubblica, come carcasse di animali infetti o contenenti residui di sostanze vietate.➝ Obbligo di incenerimento o co-incenerimento.
  • Categoria 2 – a rischio moderatoInclude, ad esempio, letame, contenuti del tratto digerente, o sottoprodotti animali che non rientrano nelle categorie 1 e 3.➝ Trattamento e uso limitato, ad esempio per la produzione di fertilizzanti.
  • Categoria 3 – a basso rischioComprende scarti alimentari, sottoprodotti derivati da animali sani macellati per il consumo umano (come ritagli di carne, latte non conforme, uova non destinate alla vendita).➝ Possono essere trasformati in mangimi per animali da compagnia o utilizzati in ambito cosmetico ed energetico.

Perché questa classificazione è così importante?

La distinzione tra le categorie non è solo burocratica: serve a proteggere la salute umana e animale. A partire dalle crisi sanitarie degli anni ‘90, come l’epidemia di mucca pazza (BSE), l’Unione Europea ha rafforzato i controlli su tutta la catena alimentare. Il Regolamento (CE) n. 178/2002, considerato la “costituzione” della sicurezza alimentare europea, ha posto le basi per garantire che nessun materiale non idoneo possa entrare nel ciclo produttivo alimentare.

Un esempio su tutti: è vietato alimentare un animale con proteine provenienti da animali della stessa specie, pratica nota come cannibalismo zootecnico, considerata un rischio concreto per la trasmissione di malattie.

Cosa rientra nei SOA?

L’elenco è lungo e variegato. I Sottoprodotti di Origine Animale possono includere:

  • Carcasse e parti di animali;
  • Latte e derivati non idonei alla vendita;
  • Ovuli, sperma ed embrioni;
  • Scarti di produzione alimentare;
  • Materiali derivanti dalla trasformazione dei prodotti animali.

Secondo le stime riportate dal portale EUR-Lex, ogni anno in Europa si producono oltre 15 milioni di tonnellate di SOA. Una quantità enorme, che evidenzia quanto sia cruciale per le aziende sapere come classificarli, movimentarli e trattarli in modo corretto.

Conclusione

I Sottoprodotti di Origine Animale non sono solo materiali da gestire con attenzione: sono una risorsa circolare, che se trattata correttamente può portare valore alle imprese e benefici all’ambiente. Dife è al fianco delle aziende per affrontare questa sfida con competenza, responsabilità e visione.

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